Il titolo è presto spiegato. Anche se sono ben lontana dall’aver fatto le valigie, il mio cervello ha in qualche modo preso congedo dalla Cina ed è già proiettato in Italia. E’ come se stessi tirando le somme con tre mesi di anticipo. Ma il pensare a quel che mi aspetta a casa mi ha fatto anche riflettere su ciò che mi è mancato durante quest’anno. E sono venute fuori le cose più strane.

Prima di partire avevo già un qualche presentimento, se non altro per quel che avevo sentito dire di questo Paese e in particolar modo di Pechino. Ma anche se certe cose mi erano state preannunciate, mi ha colpito vedere come ho più o meno consapevolmente cambiato certe abitudini di vita.

1) Sdraiarmi su un prato: di per sé può sembrare una cosa molto banale, ma in realtà è indice di uno stile di vita completamente diverso. Non potete immaginare quanto la massa di persone presenti in Cina influenzi la vita comune e la gestione degli spazi pubblici. Se a tutta la gente che passa per Pechino fosse concesso un giardino in cui bivaccare, il suddetto giardino si troverebbe probabilmente desertificato in una settimana.

2) Guardare un tramonto: sarà che le mie giornate volano, quasi sempre arrivo a sera e d’improvviso realizzo che è venuto buio. Succede di rado che mi renda conto di quando arriva il crepuscolo, e ancora più raramente mi è capitato di vedere per intero un’alba o un tramonto (solo quando sono fuori Pechino, in posti dove i grattacieli non coprono la linea dell’orizzonte). Dire che queste occasioni si contano sulle dita di una mano.

3) Vedere un cielo stellato: in realtà è capitato, anche se è una rarità dato l’inquinamento delle grandi città. Ma nelle sere in cui il cielo è abbastanza limpido, una cosa così ovvia diventa un evento.

4) Fare sport all’aria aperta: non sono una patita di sport, ma quando attraverso il campus la mattina mi imbatto sempre in gente che fa jogging. Spesso e volentieri con la mascherina anti-smog. E lì, l’attività fisica, che dovrebbe aiutare a tenersi in salute, per me diventa subito una cosa a cui rinunciare. Non riesco a immaginarmi che mi porti alcunché, se non posso respirare a pieni polmoni.

5) Cucinare: nello stile di vita degli studenti in Cina di rado viene messa a disposizione una cucina. Io l’ho avuta per un certo periodo, ma complici le disastrose condizioni in cui versava e le dimensioni alquanto risicate per la moltitudine di studenti che la condividevano, ho deciso che per un anno avrei fatto a meno di mettermi ai fornelli.

6) Avere ospiti a casa: mi è mancata tutta la dimensione dell’ospitalità italiana. E’ una cosa che mi ha sempre accompagnato nei miei soggiorni all’estero: ho sempre voluto fare del mio spazio di vita un luogo di ritrovo con gli amici per sentirmi più a casa. In Cina tutto questo non è mai stato davvero possibile per questioni di spazio (mi sono ritrovata a condividere una camera doppia, caso tutt’altro che insolito).

7) Bere l’acqua del rubinetto: mi è sempre parso un gesto del tutto naturale (a casa dei miei abbiamo da tempo anche il depuratore). Ma trovo che in genere dovunque in Europa la qualità dell’acqua di rubinetto sia quantomeno digeribile. In Cina la cosa è fuori questione. Non l’ho provato per dirlo, ma con quello che gira nelle condutture è facile che una diarrea come minimo non la si scampi. I primi tempi mi sono dovuta frenare dal riempire la bottiglietta semplicemente dal lavandino, abituandomi invece ad averne sempre una scorta o a cuocerla per eliminarne i batteri in caso di estremo bisogno.

8) Poter usare bagni decenti: ormai ho la scorza dura per lo strano concetto di pulizia dei servizi igienici in Cina. Ergo, che se pulisci non per forza igienizzi. Tantomeno con uno spazzolone sporco. Tuttavia ne vedo sempre delle nuove e vorrei davvero non essere costretta a trovare sempre nuovi limiti all’indecenza. Non vedo l’ora di poter andare in bagno senza dovermi preoccupare di tapparmi il naso o di non toccare niente.

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9) Respirare aria pulita: a Pechino fai fatica a dare aria alla camera, quando l’aria che ti entra dalla finestra è non meno inquinata di quella che già c’è dentro. E la sensazione di avere una sorta di raffreddore latente è ormai diventata una costante.

10) Andare in bici: un lusso che ho deciso di non concedermi per quest’anno. Sulle strade pechinesi sfrecciano ogni tipo di veicoli, ma questo non ne fa a mio parere un posto dove poter girare senza una solida assicurazione sulla vita.

P.s.: qualcuno ha notato che non vi è traccia di cibo? Il cibo cinese non mi ha mai davvero stancato e anche quando avessi sentito la mancanza di un qualche piatto, ho sempre avuto modo di trovare qualche surrogato più o meno appetibile pure qui. Vuoi per il gelato o per la pizza.

P.p.s.: l’erbazzone non si copia e credo sia introvabile in qualsiasi altro angolo del mondo. Ma per quello tanto torno presto 🙂


post da Fiorella – nuova collaboratrice di Multicoolty Italia

Reprinted with the permission of Fiorella da cronache di viaggi.


By Fiorella

Poliglotta e viaggiatrice improvvisata, adoro vivere a contatto con gente di quanti più paesi possibili. Mi piace scrivere e da quando vivo all'estero e viaggio con regolarità ho modo di condividere le mie avventure con chi mi segue da casa.