Mi chiamo Denise, ho 27 anni e sono nata e cresciuta a Caltanissetta. Ho studiato per diventare psicologa e per questo ho frequentato l’università di Catania. Dopo la laurea ho vissuto a Catania per 2 anni e mezzo, lavorando ad un progetto di ricerca sul gioco d’azzardo patologico. Sono molto legata alla mia famiglia ed ai miei amici. Tra le mie passioni sicuramente il primo posto spetta al calcio, se potessi prenderei l’aereo tutti i martedì e giovedì per raggiungere la mia squadra ed allenarmi con le mie compagne. Vivo in Irlanda ed ho lasciato la Sicilia e quindi la mia città, poco più di un anno fa: era il 26 febbraio 2014.
In realtà, inizialmente, avevo progettato un soggiorno di 3 mesi, il mio obiettivo era quello di “cambiare aria per un po’” ed allo stesso tempo di migliorare il mio livello di inglese e conoscere una cultura diversa dalla mia. Direi che la realtà ha superato di gran lunga le mie aspettative, per questo motivo decisi di prolungare il mio soggiorno di altri 3 mesi, poi altri 3 e ancora altri 3…
Credo mi abbia spinto la curiosità e la voglia di mettermi alla prova. Avevo da poco terminato il mio percorso formativo e si preannunciava quella fase di stallo chiamata “e adesso che faccio?”. Negli ultimi anni avevo investito il mio tempo nel seguire il percorso universitario, tralasciando una delle mie più grandi passioni: viaggiare. Credevo fosse arrivato il momento di dare sfogo a questa passione, quindi risposi alla fatidica domanda: “vado a vivere all’estero per un po’”.
Uno dei miei obiettivi principali era quello di migliorare il mio livello di conoscenza della inglese, non volevo tra l’altro lasciare l’Europa quindi il mio ventaglio di possibilità si restrinse a due opzioni, l’Inghilterra e l’Irlanda. Scelsi la seconda perché il popolo irlandese è famoso per la sua cordialità e ospitalità.
Attualmente, vivo in una giovane famiglia irlandese a Dublino, mi prendo cura dei loro bambini quattro giorni a settimana in cambio di vitto, alloggio ed una paga settimanale. Ritengo che questo “lavoretto” sia un’ottima soluzione per chi desidera apprendere una nuova lingua e conoscere una nuova cultura, il contatto con il Paese ospitante è in questo modo diretto ed immediato.
Per quanto riguarda ciò che ho lasciato, più che la mia città, direi che mi manca chi vive nella mia città, la mia famiglia ed i miei amici. Ad ogni modo, ritengo che decidere dove vivere sia una scelta molto personale. A chi ha voglia di partire, ma non ha il coraggio di farlo, direi che “la montagna da scalare non è poi così alta”, che non è facile barattare tutto ciò che di familiare e rassicurante abbiamo con l’incerto ed il non conosciuto, ma tutto ciò oltre a far paura offre la possibilità di mettersi alla prova, di conoscersi in maniera più profonda e di aumentare il grado di autoconsapevolezza di noi stessi e delle nostre capacità.
Per mia fortuna credo di essermi integrata prestissimo e questo lo devo al meraviglioso spirito di accoglienza del popolo irlandese. Anche se la difficoltà iniziale, quando sono arrivata, era proprio la conoscenza dell’inglese: avevo una conoscenza prettamente accademica della lingua, non avevo mai sostenuto una reale conversazione in inglese e le prime settimane ero terrorizzata da chiunque si avvicinasse per scambiare due chiacchiere. Fortunatamente ho capito presto che per sostenere una conversazione non è essenziale avere una conoscenza perfetta della lingua, che è proprio la difficoltà di esprimersi la prima molla che spinge il nostro cervello ad assorbire quante più informazioni possibili e che, laddove il linguaggio verbale si inceppa, spesso interviene in nostro soccorso la capacità espressiva non verbale.
Dell’Irlanda mi piace l’atmosfera che si respira passeggiando per le strade di Dublino, la cordialità delle persone e le numerose possibilità che offre questo Paese. Non mi piace il clima, ma questo credo sia lo scotto da pagare per godere delle immense distese verdi!
Ritornare un giorno? Domanda difficile, al momento non mi sfiora l’idea di tornare in Italia, ma non so se cambierò idea in futuro. Sto cercando di farmi spazio in questa nuova realtà e spero di riuscire in questo obiettivo. Nella migliore delle ipotesi, infatti, immagino il mio futuro qui in Irlanda, in una bella villa con un grande giardino verde, una famiglia numerosa ed un lavoro all’altezza delle mie aspettative. Capisco che agli occhi di un italiano questo possa sembrare utopico, soprattutto considerando la grave crisi che si trova ad affrontare il nostro Paese in questo momento. E infatti ritengo che la caparbietà e la voglia di fare qui trovino un terreno più fertile rispetto al nostro.
Indipendentemente da dove sceglierò di vivere, penso che insegnerò ai miei figli la lingua, la cultura e le tradizioni italiane, se sceglierò di formare una famiglia fuori dall’Italia, sicuramente i miei figli saranno bilingue.